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Plumcake con ricotta, mandorle, cioccolata e frutti di bosco al profumo di arancio in compagnia di un buon libro

Premessa


Si definisce culinaria l’arte e la tecnica del cucinare oppure si può intendere come arte per la preparazione dei cibi. Secondo una più dotta definizione, quella della cucina è un’arte sinestica capace di diffondere un messaggio che  passa attraverso sapori, profumi, sensazioni tattili e visive (per approfondire l’argomento c’è un bellissimo testo “Mangiare: istruzioni per l’uso: Indagini semiotiche” AA.VV.).
Non è questo il libro con cui accompagnare il piacere di gustare il plumcake, magari ne riparliamo dopo, dopo la cottura.

 

La ricetta


Volendo rimanere con i piedi sul pavimento della cucina, inizio (nella speranza di continuare) con un semplice Plumcake. Ritengo che ogni ricetta possa e debba essere personalizzata secondo i propri gusti e, quindi, parto sempre come base da una trovata sul web per poi aggiungere o togliere qualcosa. Daltronde, se parliamo d’arte, ognuno deve dar sfogo al proprio estro, altrimenti diventa un semplice e banale copia ed incolla, e non sempre il risultato è garantito.

Plumcake con ricotta, mandorle, noci, scaglie di cioccolato e succo di arancio


La base della ricetta l’ho presa dal blog di Vale cucina e fantasia, gli ingredienti base sono:
  • 3 uova
  • 200 gr di zucchero semolato
  • 100 gr di fecola di patate
  • 100 gr di farina 00
  • una bustina di lievito per dolci
  • 250 gr di ricotta vaccina
  • il succo e la buccia di un’arancia (o di un limone a seconda dei gusti e della disponibilità del momento)
Gli ingredienti freschi devono essere utilizzati a temperatura ambiente.

Questa è la base, se ne trovano tantissime nei diversi blog, non esiste un’unica ricetta, già così è pronta per la cottura.

Plumcake con ricotta, mandorle, noci, scaglie di cioccolato e succo di arancio

Integro sempre questi ingredienti con frutta secca, cioccolato e frutti di bosco (lamponi, mirtilli o more una vaschetta da 125 gr), a volte anche tutti insieme.
Accendere il forno a 160°, poi montare nella planetaria lo zucchero e le uova regolando alla massima velocità fino a quando si presenteranno gonfie e spumose. Aggiungere la ricotta ed una volta che si è ben amalgamata unire succo e buccia grattuggiata dell’arancio. Ora non resta che versare, un po’ alla volta, farina, fecola e lievito precedentemente setacciati insieme.

A questo punto butto sempre nella planetaria un po’ di frutta secca ridotta a granella, solitamente uso insieme mandorle e noci, e scaglie o gocce di cioccolato fondente. Per la quantità ci si regola ad occhio, una decina di nocciole o mandorle sono sufficienti, un po’ meno se si utilizzano le noci: mezz’etto per la cioccolata.




 Non resta che prendere lo stampo, se non si utilizza quello in silicone rivestirlo con la carta da forno (dal blog Zenzero e Limone), e versarci dentro tutto il composto (i frutti di bosco si aggiungono all’impasto prima amalgamandoli a mano completando la guarnizione con alcuni frutti posti sopra il composto avendo cura di infarinalri).

Se piace si può distribuire dello zucchero di canna o scaglie di cioccolato sulla superficie, altrimenti si può spolverare con lo zucchero a velo una volta raffreddato.
E adesso si apre il forno, già precedentemente acceso a 160°, ed si inforna.
Il tempo di cottura è sempre molto soggettivo, con il forno ventilato ci vogliono circa 30 minuti.

Plumcake con ricotta, mandorle, scaglie di cioccolato mirtilli e succo di arancio
Per controllare la cottura conviene affidarsi, come sempre, agli ultimi ritrovati che la moderna tecnologia ci mette a disposizione, quindi quando il plumcake comincia a dorarsi munirsi di uno stecchino per la canonica verifica.

Una volta sfornato, resistendo alle tentazioni dei profumi che si diffondono per la cucina, bisogna attendere che il dolce si raffreddi. Dopo un po’ si può togliere dallo stampo prendendolo per la carta da forno e completare il raffreddamento su una gratella.
Ci siamo, da questo momento non ci sono più ostacoli ed impedimenti, si taglia una fetta e si assaggia. Se è buono si mangia tutto da soli o al massimo con una persona cara, altrimenti si può offrire a chicchesia.

 

Le letture

  • Balzac e la piccola sarta cinese -  Dai Sijie
Incipit

Il capo del villaggio, un uomo sui cinquant’anni, era seduto a gambe incrociate al centro della stanza, accanto a un focolare scavato nel terreno in cui bruciava del carbone, e stava esaminando attentamente il mio violino: l’unico oggetto, nel bagaglio dei due «ragazzi di città», quali eravamo considerati Luo e io, da cui sembrava emanare un che di estraneo, un odore di civiltà, che insospettiva la gente del posto.
Un contadino accostò all’oggetto una lampada a petrolio, allo scopo di facilitarne l’identificazione. Il capo sollevò il violino in verticale e ispezionò il buco nero della cassa, come un doganiere meticoloso alla ricerca della droga. Notai tre gocce di sangue nel suo occhio sinistro, una grande e due piccole, tutte dello stesso color rosso vivo.
Tenendo il violino all’altezza del viso, lo scosse violentemente, quasi si aspettasse che dal fondo oscuro della cassa armonica cadesse qualcosa. Avevo l’impressione che da un momento all’altro le corde si sarebbero spezzate e il manico sarebbe volato in mille pezzi.


Opera prima dell’autore, racconta la storia di due diciassettenti cinesi colpevoli soltanto di essere figli di “sporchi borghesi”  e “nemici del popolo", inviati in rieducazione, sulla montagna della Fenice  del Cielo, nella Cina rossa di Mao che nel ‘68 aveva avviato un piano destinato a cambiare radicalmente il paese: chiusura delle università  e nuovo trattamento per i liceali, mandati in campagna per essere rieducati dai contadini analfabeti che conoscono solo l’arte dei campi.
Una misteriosa e preziosissima valigia di libri occidentali proibiti, riesca a sottrarre i due ragazzi a svariate torture e permetta anche a uno di loro di conquistare la “Piccola Sarta cinese”. Così, pur vivendo in mezzo agli orrori della rieducazione, i due protagonistii e la Piccola Sarta scopriranno, in virtù di qualche goccia magica di Balzac, che esiste un mondo fatto di pura, avventurosa bellezza.

  • Tutto il teatro - Sarah Kane
estratto da: Febbre
 
… E voglio giocare a nascondino e darti i miei vestiti e dirti che mi piacciono le tue scarpe e sedermi sugli scalini mentre fai il bagno e massaggiarti il collo e baciarti i piedi e tenerti la mano e andare a cena fuori e non farci caso se mangi dal mio piatto e incontrarti da Rudy e parlare della giornata e battere a macchina le tue lettere e portare le tue scatole e ridere della tua paranoia e darti nastri che non ascolti e guardare film bellissimi e guardare film orribili e lamentarmi della radio e fotografarti mentre dormi e svegliarmi per portarti caffè brioches e ciambella e andare da Florent e bere caffè a mezzanotte e farmi rubare tutte le sigarette e non trovare mai un fiammifero e dirti quali programmi ho visto in tv la notte prima e portarti a far vedere l’occhio e non ridere delle tue barzellette e desiderarti di mattina ma lasciarti dormire ancora un po’ e baciarti la schiena e carezzarti la pelle e dirti quanto amo i tuoi capelli i tuoi occhi le tue labbra il tuocollo i tuoi seni il tuo culo il tuo …

Raccolta di cinque testi teatrali scritti dall’autrice nel suo breve arco creativo - tragicamente interrotto con un suicidio all’età di ventotto anni impiccata con i lacci delle sue scarpe a una maniglia dell’ospedale psichiatrico presso cui era stata ricoverata per overdose di sonniferi - che indaga e denuncia il disagio esistenziale, l’orrore della realtà, la cupezza delle relazioni sociali vissute come incubo.

  • Il pettirosso - Jo Nesbø
Incipit

Un uccello grigio sfrecciò attraverso il suo campo visivo mentre Harry stava tamburellando con le dita sul volante. Il tempo sembrava non passare mai. Il giorno prima alla tv qualcuno aveva parlato della lentezza del tempo. Ecco, questo era un tempo lento. Come alla vigilia, prima dell'arrivo di Babbo Natale. Oppure sulla sedia elettrica, prima dell'inserimento della corrente.
Harry iniziò a tamburellare con più forza
.

Romanzo poliziesco dello scrittore norvegese Jo Nesbø, il terzo della serie che vede come protagonista Harry Hole, un poliziotto dell’antiterrorismo dal grilletto facile e con un debole per l’alcol.

Durante la Seconda guerra mondiale un gruppo di giovani soldati norvegesi combatte a fianco dell'esercito tedesco alle porte di Leningrado, sono gli “uomini del fronte”. La battaglia li unisce, ma alla fine del conflitto uno strano omicidio e una diserzione sfaldano il gruppo. Quando, molti anni dopo, i monti intorno a Oslo restituiscono i bossoli di un Märklin, un fucile tedesco di straordinaria precisione, ideale per un killer professionista, Harry Hole intuisce che dietro quel ritrovamento si nasconde qualcosa di più grosso. Gli “uomini del fronte” cominciano a morire uno dopo l’altro e, incastrando i pezzi del puzzle, si addentra in una palude di tradimenti e vendette da cui sarà difficile riemergere.




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